L’esperienza “Quo vadis?” assieme all’itinerario diocesano della Scuola della Parola ci hanno portato ad approfondire la figura di Pietro, un uomo che è diventato roccia non perché fosse perfetto, ma perché ha scelto di fondare la sua fede, la sua vita, sulla roccia che è Cristo, e a riscoprire e rispolverare le fondamenta della nostra fede.
Primo giorno, Orvieto: abbiamo ascoltato due sorelle monache clarisse che hanno riportato la propria testimonianza di fede, sottolineando che la nostra fede non è una cosa privata, ma è dono del Signore per la sua Chiesa e, come cammino, siamo chiamati a sceglierla ogni giorno, pronti sempre a ripartire, come pellegrini.
I tre giorni seguenti sono stati di cammino vero e proprio verso Viterbo, passando per Bolsena e Montefiascone, immersi nel caldo e nella fatica, segno di uno stare fedele e costante dentro la relazione con Dio, nonostante le difficoltà.
Alcuni elementi hanno accompagnato il nostro pellegrinaggio: lo stare insieme della vita fraterna, l’aiutarsi a portare e sopportare la fatica e l’Eucarestia, una Presenza reale, nascosta ai nostri occhi, ma che a Bolsena si è rivelata, per grande grazia, nel 1263 a causa di un dubbio di fede di un prete. Questo ricorda la fede di Pietro, non sempre perfetta, ma che ha saputo restare salda su quella Roccia, facendo memoria, come noi abbiamo fatto memoria della nostra fede: da Viterbo ci siamo spostati a Roma in treno e lì abbiamo visitato i luoghi-origine della nostra fede, per noi segno evidente che siamo parte di una Chiesa che cammina nella storia, a cui viene affidato un pezzo di mondo per farne qualcosa di bello, portando fuori quel volto di Dio che ciascuno di noi ha impresso dal battesimo.
L’esperienza si è conclusa professando la nostra fede davanti alla tomba di Pietro, dove ognuno di noi ha detto un tratto della propria fede che realmente ha sperimentato, dove realmente ha incontrato quel volto di Cristo che parla di Dio. È stata un’esperienza in cui abbiamo condiviso passi di fede impregnati di gioia, speranza ma anche fatiche; scoprire come sia importante avere qualcuno accanto con cui viverla a pieno e riconoscere i tratti di quella chiamata all’amore vero.