I giovani e la loro voglia di trasformare i sogni in realtà
Quando la mattina mi avvio verso la mia classe, incrociando nel corridoio i giovani studenti del liceo canossiano in cui lavoro, a volte penso: “Sto attraversando il futuro!”. La scuola è una specie di macchina del tempo: non tanto perché si studia il passato ma soprattutto perché ciò che adesso è, ieri era altro e domani chissà cosa sarà. La scuola è una particolare profezia che si autoavvera, mentre si agisce, smette di essere ciò che è, ed è già subito altro, perché proiettata nel futuro. Non c’è molto di teorico nel parlare di profezia nella scuola canossiana, però ci sono molte storie, da raccontare. C’è un gruppo di ragazzi di 18 anni 12 che ha accolto l’invito di un docente a seguirlo durante le vacanze, in due viaggi in Africa e in India, per scoprire la miseria, ma anche i sorrisi che si incontrano nelle missioni canossiane. Ci sono adolescenti che scelgono di regalare una settimana delle loro vacanze estive in una mensa della Caritas, lontani da casa e dal divertimento, mettendosi in gioco in un nuovo gruppo, dove preghiera e amicizia amalgamano i loro sogni e la loro generosità. Storie di volontariato, di solidarietà, di amicizia, di impegno culturale; storie di normale profezia, presenti in ogni scuola canossiana. Mi piace ricordare qui le parole di Dante nel canto XXVI dell’Inferno sul potere profetico dei sogni, soprattutto quelli fatti nell’imminenza dell’alba: “Al mattin del ver si sogna”. I giovani, se lasci loro lo spazio per sognare, sono capaci di riempire lo spazio dei sogni e di trasformarli in realtà. In una scuola come quella canossiana possono farlo.